venerdì 28 giugno 2013

Capitolo 14

Volterra


Saimon


Siamo arrivati. Il viaggio in pullman è stato veloce.
Scendiamo e resto ammaliato da quello che vedo.
Volterra è bellissima. Non credo ai miei occhi.
Stanno festeggiando qualcosa. Sono tutti con dei lunghi mantelli rossi.
Per un attimo mi dimentico le mie paure preso dall'emozione.
Kris, mi dà la mano e piagnucola. Probabilmente è stanca. Anch'io lo sono.
La Gelida è stata raggiunta da un altro individuo. E' vestito di nero e tiene un ampio cappuccio sulla testa.
Eppure c'è il sole ed è caldo.
Cerco i suoi occhi e vedo solo due fessure nere.
Rabbrividisco, mi mette paura e quando mi sorride abbasso gli occhi intimorito.
Stringo la mano a Kate e guardo Danny negli occhi. Anche lui sembra spaesato.
La Gelida ci conta e ci invita a stare vicino per non perderci. Si è coperta tutta, sembra che abbia paura del sole che filtra tra le case.
C'è tantissima gente e tanta confusione. Mi guardo intorno, forse riusciamo a scappare mescolati alla folla.
Ma l'uomo nero è dietro di me.
Ci incamminiamo lungo le strette stradine. Le strade in pietra grigia sono in salita, e piene di gente.
Il rosso è dappertutto e sembra abbagliarci mentre il sole è nascosto dalle ampie case.
Sento la coppietta felice chiedere alla Gelida dove è l'albergo ma lei ribatte che ci andiamo dopo.
Ci porterà subito a visitare l'interno della Rocca.
“Ci stanno aspettando” commenta sorridendo.
Ma il suo sorriso è gelido e la lingua le passa veloce sulle labbra.
Chi ci sta aspettando?? Mi domando, ma taccio non voglio attirare l'attenzione.
E' quasi mezzogiorno e molti brontolano. Siamo stanchi e affamati ma lei fa finta di niente e ci conduce verso la parte alta della città.
E' pieno di polizia, lo riconosco dalla divisa ma non posso far nulla, non conosco l'italiano e la Gelida mi bloccherebbe.
L'Uomo Nero non ha ancora aperto bocca si limita a seguirci, a controllare che nessuno si perda nella folla o più semplicemente che nessuno di noi scappi.
Ecco le campane iniziano a suonare.
E un suono gioioso, mezzogiorno sta arrivando, ma a me sembra il rintocco di una campana funebre.
Guardo Danny. Ha paura. E stringe la mano di Kate che continua a piagnucolare.
Deve essere stanca.
La prendo in braccio e mi specchio nei suoi occhi cristallini.
Le sorrido e inizio a sussurrarle approfittando delle campane e del vociare che ci circonda.
Forse l'uomo in nero non capisce la mia lingua.
“Ascolta piccola. Dobbiamo fare un gioco” le dico con la voce più calda e tranquilla che riesco a tirare fuori nonostante il groppo che ho in gola.
Danny alza lo sguardo e annuisce. Ha capito e approva.
“Quando ti dico VAI. Devi correre e trovare un signore vestito di blu con il cappello in testa e la pistola al fianco.
Se sei veloce e ci riesci, avrai vinto! E come premio avrai presto un bacino dalla mamma.”
Lei mi sorride felice. Non immagina quello che sto provando nel cuore.
Guardo Danny e annuisco. Adesso dobbiamo solo distrarre l'Uomo Nero.

Mark

Siamo scesi dal pullman e regna una confusione assoluta.
Nel paese ci deve essere qualche festa. L'accompagnatrice ci spiega che festeggiano San Marco.
Liza tira fuori la macchina fotografica digitale e inizia a fotografare.
Io guardo lei. E' bellissima. Malgrado la stanchezza per il viaggio il suo volto è luminoso e sorridente.
Si gira e mi fa una fotografia.
“Guardami Mark” le sorrido dubbioso non sono mai venuto bene in fotografia.
Ma lei mi sorride e mi viene vicino. Si appoggia con la schiena a me e mi mostra la fotografia che ha fatto.
Faccio finta di guardare in realtà tutti i miei sensi sono diretti a lei. Al suo corpo caldo, al suo profumo, alla sua pelle liscia malgrado non sia più una ragazzina.
Si volta e mi sorride.
Lo faccio anch'io e titubante allungo una mano e prendo la sua.
Penso che la leverà ma con mia sorpresa la lascia e anzi la stringe mentre un sorriso radioso si apre sul suo viso d'angelo.


George

Sono stanco e voglio andare in albergo. Provo a brontolare ma la Guida scuote la testa e mi spiega che ci stanno aspettando.
Sbuffo..ma che fretta c'è?? Non capisco.
Carol mi fa una carezza sul braccio. Non vuole che io attiri l'attenzione. Ha ragione siamo dei ricercati dobbiamo muoverci con prudenza.
E sempre continuando a brontolare la prendo per mano e mi avvio dietro agli altri.

Carol

Sento la mano di Gerge nella mia. E sono contenta. Sono sicura che ci troveremo bene in Italia.
Mi sembra di sentire delle urla. Mi volto e vengo spinta da dietro.
George mi prende al volo mentre impreca dietro a una ragazza.
Lei vestita con una maglietta verde sta correndo verso la piazza e passando ha fatto cadere qualcuno e spintonato me.
Che maleducata, non si è nemmeno fermata a vedere cosa è successo.

Liza

Finalmente mi ha dato la mano. La sua mano è calda e tenera. E' tanto che non stringevo la mano a qualcuno. Sento del trambusto alle spalle. Qualcuno è caduto. Vedo una ragazza dai capelli lunghi castano correre come se avesse un diavolo alle calcagna e dietro allontanarsi una Porche gialla.

Haidy

Ecco siamo arrivati. C'è molta gente, molta confusione non voglio perdere i miei bocconcini per strada. I miei Signori ci stanno aspettando ed io sono sempre più impaziente, è sempre più difficile resistere al loro profumo.
Sono in testa a guidare il gruppo, Damiano è in fondo a chiuderlo nella nostra morsa.
Sento delle grida, delle imprecazioni. Mi volto qualcuno è caduto, Damiano non conosce la loro lingua e si guarda intorno confuso. Io torno indietro e cerco di capire. Una ragazza correndo ha fatto cadere l'ubriacone, il ladro ragazzo e spintonato altri quattro bocconcini.
Sbuffo non voglio perdere altro tempo, ho fretta. Mi riporto in testa e li conduco all'entrata posteriore della Grande Torre dietro la Piazza del Duomo. Ecco l'ultimo rintocco di mezzogiorno è suonato e noi siamo finalmente arrivati.
Li faccio entrare e li invito a seguirmi “Per di qua. Venite la sala del trono è dietro a questo corridoio”.
Mi fermo quando vedo Sirius venirmi in contro.
“Falli aspettare qui. I nostri Signori sono impegnati in un colloquio urgente. Entreranno quando hanno finito”
Lo guardo stupita e infastidita ma sono ordini e bisogna rispettarli.
Faccio fermare la mia comitiva e li guardo affascinata.
Poi la mia mente all'improvviso registra la stranezza.
Dov'è Kate, dove è finita quella bambina??

martedì 25 giugno 2013

Capitolo 13

Il mio nome è Haidy


Ecco adesso sapete che il mio nome è Haidy.
E vi starete chiedendo perchè non ho un cognome come gli altri.
Presto detto, non me lo ricordo più.
A questo punto sicuramente una persona normale mi direbbe “mi spiace” e io gli risponderei “a me no.”
Non lo ricordo più perchè ho più di quattrocento anni e me lo sono dimenticato volentieri.
Sono infatti una vampira e ne sono orgogliosa.
Vi starete chiedendo come sia possibile che io stia in mezzo alla gente.
La risposta è facile, tutto quello che credete voi umani sui vampiri sono leggende.
Siamo molto simili a voi a parte il fatto che abbiamo i sensi sviluppatissimi, che siamo forti, che non dormiamo, che non il nostro cuore non batte e che brilliamo alla luce del sole.
Quest'ultimo è l'unica cosa che veramente ci dà fastidio ed è il perchè adesso a Volterra dovrò girare malgrado il caldo con i guanti, un largo cappello e una sciarpa di seta che avvolga il mio collo.
Ma perchè ho portato i turisti a Volterra??
La risposta è semplice perchè qui risiedono i miei Signori: i Volturi.
Loro sono la Famiglia Reale di noi vampiri, loro sono forti e potenti e hanno fame. Ed io che appartengo alle loro Guardie e sono una devota servitrice ho il compito di procurare loro il cibo.
Noi vampiri di Volterra non possiamo cibarci di persone vicino a noi per non attirare attenzione.
Ed è qui entro in gioco io.
Vado in un altro stato, faccio ricerche e contatto in un modo o nell'altro persone che possono sparire senza essere cercate da altri, senza che diventino un caso nazionale.
Il mio modo di fare e il mio dono di ammaliare le prede fanno si che riesca sempre a intrappolare una ventina di persone. Li invoglio a partecipare a un viaggio turistico a Volterra e una volta qua loro spariranno senza lasciare traccia.
Non ho rimpianti, ne rimorsi.
Gli umani sono il nostro cibo esattamente come la gazzella è la preda del leone.

Ecco la città di Volterra.
Finalmente siamo arrivati. E' stato un lungo viaggio. Ed è stato duro trattenersi. Qualcuno di loro ha un profumino talmente invitante che più di una volta ho fatto fatica a non cibarmi subito.
Ma non potevo certo rivelare chi io fossi.
Loro sono tranquilli, non sospettano nulla. Aspettano anzi con ansia di entrare nella casa dei miei Signori. Si aspettano gioielli architettonici, stanze calde e una buon pasto a pranzo.
Ma gli unici che mangeranno saremo io e quelli della mia specie.
Avevo comunicato ad Alec, che sono venticinque ma mi sono sbagliata sono ventisei.
C'è stato un imprevisto all'ultimo.
La vecchietta che avevo contattato e che mi aspettavo sarebbe venuta non si è presentata. Al suo posto è arrivata una coppia. Quando hanno prenotato ho avuto paura che fosse gente normale ma una rapida indagine ha rivelato la verità. Sono una coppia di truffatori. Una preda perfetta e con loro farò una bella sorpresa ai miei Signori con un bocconcino prelibato in più.
C'è il sole ed è quasi mezzogiorno.
Oggi è una giornata particolare per Volterra. E' San Marco e i paesani festeggiano la cacciata dei vampiri.
Ogni volta che ci penso rido. Loro festeggiano la cacciata dei vampiri e non sanno che nella loro bella cittadina risiede e comanda la loro famiglia reale.
Comunque loro festeggiano. Sono tutti vestiti di rosso, e le loro lunghe mantelle ricoprono ogni strada dell'isola pedonale.
E' una seccatura in più. Dovremo passare in mezzo a loro e sicuramente le mie prede faranno domande e fotografie. Ma d'altronde quale modo migliore per festeggiare??
Ecco ci siamo.
Scendiamo e ci avviamo.
Li tengo tutti vicini e Damiano mi ha raggiunto mettendosi in coda alla fila in modo di non perderne nessuno.
Sento il primo rintocco di mezzogiorno suonare.
Il campanile nella piazza principale suona il potente richiamo del destino.

venerdì 14 giugno 2013

Capitolo 12

In pullman

George

Finalmente siamo atterrati.
Non vedo l'ora che ci portino in una camera d'albergo.
Ho bisogno di sistemarmi e di fare l'amore con mia moglie come si deve.
Non avevo mai fatto nulla di simile su un aereo. Ma è stato meraviglioso.
Ci siamo donati piacere con le mani a vicenda. Il buio è stato nostro complice e testimone del nostro amore.
Per un attimo ho pensato che ci avessero scoperto. Sarebbe stato imbarazzante farsi trovare semi spogliati. Ma è andata bene. Non so cosa abbia combinato il nostro vicino di dietro ma da come parlava sembrava ubriaco. Anzi senz'altro era ubriaco. Parlava di morire.
Ma come gli può venire in mente una cosa simile???
Per noi inizia una nuova vita. Siamo in Italia a Pisa e sicuramente nessuno ci conosce e nessuno ci cercherà.

Saliamo sul pullman e ci sediamo esattamente come sull'aereo. Ma c'è luce. E' già l'alba. Guardo mia moglie e sorrido non possiamo certo fare nulla. Molti sono svegli. Noi invece abbiamo sonno.
Lei posa la testa sulla mia spalla. Ha gli occhi chiusi e si addormenta appoggiata a me. Anch'io chiudo gli occhi. Adesso possiamo riposarci


Danny


Sono a pezzi. La bimba ha dormito in braccio a me. Sono scappato dalla mia famiglia perchè stufo dei miei fratelli e mi sono trovato una bambina da accudire.
Mi fa tenerezza. Lei è spaventata. Le mancano i suoi genitori. A me no. Ma posso capirla. Io sono più grande. L'alcolizzato è sempre vicino a noi. Si comporta come se fosse nostro padre. Ieri sera sull'aereo si è ubriacato proprio come mio padre. Pensa che non me ne sia accorto ma io ero sveglio. Parlava nel dormiveglia. E' convinto che stiamo andando a morire.
Subito mi è scappato da ridere ma c'è un qualcosa che non mi convince, una vocina che mi sussurra che c'è un qualche pericolo vicino. C'è qualcosa di strano in tutta questa storia.
Adesso che siamo sul pullman proverò a parlargliene. Forse le mie impressioni non sono sbagliate.
L' accompagnatrice è passata prima e mi ha lanciato uno sguardo penetrante. Ho notato che si è passata la lingua sulle labbra. Mi è venuto freddo. Anche i suoi occhi sono freddi.
All' aereoporto era gentile, affabile quasi affascinante. Adesso è fredda e professionale. Ogni volta che mi guarda mi spaventa. Eppure sono solo io ad aver paura?? La coppietta si è addormentata finalmente dopo che stanotte mi ha svegliato con i loro mugolii di piacere. Gli altri due che erano sul treno sono troppo presi da loro stessi per notare qualcosa. I loro occhi sono a cuoricino e dubito che si accorgerebbero persino di un terremoto.
Ma l'ubriacone..... lui è furbo . E forse quando si sveglierà dopo aver smaltito la sbornia....posso provare a parlargli. A volte mi guarda con tenerezza quasi fossi suo figlio...forse.


Saimon

Siamo in pullman da due ore e la testa mi scoppia.
Ieri notte sull'aereo mi sono ubriacato.
Speriamo che nessuno se ne sia accorto anche se credo di aver dato spettacolo.
Sospiro e ingoio il caffè che la Gelida mi ha portato disgustata.
Non ho capito se era disgustata dal mio comportamento o dall'odore del caffè.
Ormai la chiamo la Gelida perchè ha cambiato comportamento e ci tiene a distanza e le sue mani sono sempre ghiacciate.
Prendo il caffè e sospiro. Quello che è successo ieri sera mi viene in mente. Non mi piacciono i suoi discorsi. Devo stare attento. Pronto a scappare se è necessario. C'è qualcosa di strano e pericoloso in lei e in questo viaggio.
Ne sono sicuro, lo sento nella pelle.
Guardo il ragazzino a fianco a me.
I suoi occhi sono dolci mentre gioca con la bimba sulle sue ginocchia.
Gli sorrido. Non so perchè ma mi piace . So che ha qualche segreto, lo intuisco, ma mi è simpatico e mi piace come tratta la bimba.
Lei è dolcissima. E' come se ci avesse adottati. E' buffo, io incosciente e scavezzacollo. Persona incapace di avere responsabilità nella mia vita, mi sto affezionando a quei due ragazzi.
Vedo il ragazzo sorridermi poi sussurra qualcosa alla bambina e la manda dai due colombi che si corteggiano come fossero ragazzini.
Quando lei si è allontanata mi guarda serio “Siamo in pericolo vero?” mi chiede a bruciapelo.
Non so cosa rispondergli e strabuzzo gli occhi dalla sorpresa. Come è arrivato a questa considerazione??
“Perchè dici così?” gli chiedo curioso e abbassando la voce. Non voglio che la Gelida mi senta.
“Perchè stanno succedendo cose strane” mi risponde sussurrando.
Alzo gli occhi e mi guardo in giro circospetto. La Gelida è avanti vicino all'autista. Ferma immobile, sembra una statua.
“Cosa intendi?” gli chiedo in ansia come lui.
“L'accompagnatrice. Io sono qua perchè l'ho derubata. E lei lo sa. Eppure non mi ha denunciato...non ha detto nulla” mi racconta ingoiando a vuoto.
Ecco cosa nasconde è un ladro!!
Annuisco “Vai avanti..” lo incito. Non mi interessa chi sia. Voglio sapere cosa sa.
“Ha un modo di fare strano...”riprende il discorso “All'aeroporto era cordiale, sorrideva a tutti. Ma da quando siamo saliti sull'aereo ha cambiato modo di fare. E' brusca e poi mi guarda in maniera strana, come se fossi un cioccolatino” dice ingoiando.
La sua voce è preoccupata. Poi riprende “E ieri quando ha servito il carpaccio sono sicuro di averla sentita annusare. Mi ha annusato e poi si è leccata le labbra.” continua e vedo il suo corpo tremare. “Mi mette paura il modo in cui ci osserva...come se fossimo...prede.” si ferma e mi osserva. Aspetta che io gli dica che è un pazzo. Ma non posso farlo. Ho notato le stesse cose e ho paura proprio come lui.
Annuisco “Lo so. Ho notato le stesse cose” gli confermo ma non mi fermo. Lui è stato corretto con me e anch'io voglio esserlo con lui.
“Io sono qua perchè a lei è caduta la busta con il biglietto e i soldi. Eppure non mi ha detto nulla. Ero un poveraccio...un senza tetto...eppure doveva riconoscermi” gli confido.
Lui sgrana gli occhi.
Entrambi siamo arrivati alla stessa conclusione.
Non siamo lì per caso è come se ci avessero invitato!!!
Tremo e continuo, voglio dirgli tutto.
Gli racconto dei due dialoghi che ho sentito e lo vedo irrigidirsi.
Scuote la testa preoccupato.
“Ma se abbiamo ragione, dobbiamo dirlo agli altri....dobbiamo scappare” dice agitato.
Scuoto la testa. “E tu pensi che ci crederebbero?? Hai dimenticato chi siamo?? Un ragazzino ladro e un ubriacone bugiardo?? Non vedo vie d'uscita. Non possiamo contare sugli altri passeggeri dovremo fare di testa nostra. Ascolta. Non possiamo fare niente adesso, ma dobbiamo tenere gli occhi e le orecchie dritte....forse riusciremo a scappare.” gli sussurro.
Lui annuisce ha capito. Poi mi guarda e si volta verso la bimba. “E lei?” mi chiede.
“Cercheremo di salvare anche lei” gli dico.
Non ho molte speranze ma farò di tutto.
Non mi importa poi molto della mia vita ma cercherò di salvare il ragazzo e la bambina se ci riuscirò. Forse per la prima volta farò qualcosa di buono.
Sospiro e me lo abbraccio. “Andrà tutto bene...vedrai” gli dico ma so che è una bugia.

martedì 4 giugno 2013

Capitolo 11

Sussurri nel buio


Saimon


Ho fame. Devo mangiare se voglio bere ancora. Non voglio correre il rischio di ubriacarmi . Non voglio dare spettacolo. Non voglio rivelare chi sono veramente.
Ecco finalmente vedo l'accompagnatrice passare.
Ha un vassoio con del cibo. Vedo qualcuno fare delle smorfie. Non capisco in fondo il prezzo era talmente basso che non mi aspetto certo caviale e champagne. Quanto tempo è che non bevo champagne... ma mi accontento della mia grappa. E' nel borsello qui vicino... devo solo... resistere... e poi...
Allontano il pensiero e chiudo gli occhi.
La nostra accompagnatrice si avvicina con il vassoio e i piatti.
“Gradisce?” mi chiede con la voce cristallina e gli occhi magnetici.
Come posso dire di no. Io che fino a due giorni fa mangiavo dai bidoni della spazzatura non mi formalizzo ma capisco perchè qualcuno ha brontolato.
Mi offre carne cruda, carpaccio. Deve essere vitello ma ha tanto sangue. Vedo le gocce rosse colare mentre mi posa le fette sul piatto. E' condito pochissimo e l'odore del sangue è molto forte.
Deve aver fame anche lei, la sento annusare e sospirare.
Poi una fetta le cade di nuovo sul vassoio schizzando qualche goccia di sangue.
Una luce si accende nei suoi occhi che fissi osservano la goccia colarle sulla mano bianca.
E' un attimo. Non ne sono sicuro ma giurerei che si è leccata la mano.
La guardo chiedendomi se sto sognando. Lei mi sorride e si lecca le labbra scoprendo per un attimo i denti.
Un brivido freddo mi scende lungo la schiena. Non so perchè ma quella donna mi spaventa. Ho avuto persino l'impressione che mi abbia annusato.
Anche il ragazzo a fianco a me si butta sulla carne come fosse a digiuno da giorni.
La bimba invece storce il naso, non la convince.
“E' buona sai” le dico per invogliarla a mangiare.
“Ti fa bene, devi mangiare” aggiunge il ragazzo
“E poi... fa sangue!” commenta lei.
Mi si rizzano i peli sul petto. Ha detto la parola sangue con un enfasi che mi ha fatto rabbrividire.
Si sposta a servire gli altri passeggeri. E io mi accomodo sul sedile. E' tardi e siamo tutti stanchi o quasi.
I due piccioncini davanti si baciano in continuazione e non solo a giudicare dai mugolii.
Quelli dietro parlottano basso basso e posso sentire le risatine imbarazzate della signora.
Sbuffo... ho sete. E poi sono irrequieto. La nostra accompagnatrice m'inquieta sempre più.
Mi alzo e vado in bagno.
Nessuno mi nota.
Hanno chiuso le luci e molti dormono. Anche il ragazzo affianco a me dorme con la bimba in braccio. Sembra che si siano adottati a vicenda. Mi fanno tenerezza.
Sono quasi arrivato in cima all'aereo quando inciampo e scivolo silenziosamente per terra. Mi sto rialzando stando attento a non far rumore, non voglio svegliare nessuno, quando sento due voci bisbigliare nel buio. Una la riconosco è la nostra accompagnatrice che sussurra qualcosa a un suo vicino.
“Ancora poche ore e finalmente siamo arrivati. E' difficile resistere. Qualcuno sa veramente di buono. Per fortuna presto sarà tutto finito e dopo che ci saremo sfamati e sbarazzati dei loro corpi potremo goderci un po' di riposo. Credo che il prossimo carico dovremo farlo in Germania.”
No non è possibile...di cosa stanno parlando??
La mia mente è confusa.
Striscio lontano e poi mi alzo. Non voglio farmi sentire, non voglio che capiscano che li ho ascoltati. Ho paura. Lei mi fa paura! Le ginocchia mi tremano. Dove ci stanno portando?? Cosa vogliono da noi?? Cosa vuol dire sbarazzarsi dei corpi??
Forse mi sono sognato tutto... forse è l'astinenza.
Ho sentito dire che la mancanza dell'alcool fa brutti scherzi. Non può essere che così. Devo andare a bere.
Deciso vado nel gabinetto e mi attacco a lei. La mia compagna di vita... la mia bottiglia.
Domani avrò mal di testa di sicuro, ma almeno non penserò a quello che mi aspetta.


Liza


Lui è così gentile, così premuroso con me. Sono confusa. Sono partita per cambiare aria, per distrarmi. Non per farmi l'amante. So che il mio povero marito sarebbe felice di vedermi serena e sorridente. Ma non mi sento ancora pronta. Anche se Mark mi sembra una brava persona.
Gli altri dormono quasi tutti. Ma noi ridacchiamo nel buio come fossimo ragazzini.
Mi fa ridere. E' tanto che non mi succedeva.
Vedo l'uomo seduto davanti a me alzarsi. Forse è colpa nostra se l'abbiamo svegliato... dovremmo stare zitti. Ma lui non protesta... va verso il bagno.
Riniziamo a ridere. Mark mi racconta un'altra barzelletta sui vampiri “Lo sai come si chiama il cane di Dracula?” mi chiede. Ci penso un attimo poi scuoto la testa “Canino” afferma.
Rido come una stupida. La barzelletta è sciocca ma io non riesco a pensarlo. Penso solo come è bello lui quando sorride. Incoraggiato, me ne racconta un altra “Sai dove vanno i vampiri a fare il bagno” lo guardo pensosa e aspetto “Sul Mar Morto”. Mi scappa un altra risata.
Sento la bambina mugulare nel sonno. Non voglio svegliarla. Mi metto le mani davanti alla bocca.
Lui si ferma... mi fissa. Sembra quasi che sia caduto in trance. Poi mi sorride e mi sussurra.
“Sai che sei bellissima con i raggi della luna fra i capelli?”
un tremito di piacere ed imbarazzo mi attraversa. Non so cosa rispondergli... non so come comportarmi.
Per fortuna che il tizio è tornato. Viene verso di noi... sta barcollando.
Forse si sente male. Ci giriamo a guardarlo stupiti mentre lui manca il suo sedile e si siede quasi su Mark.
“Ehi che fai Saimon?” gli chiede Mark.
“Scusa ho preso male le misure” risponde alzandosi pesantemente. Barcolla sembra ubriaco “Ho interrotto qualcosa vero??” ridacchia. Divento rossa.
“Mi scusi signora Liza... è che tanto è inutile che perda tempo con lui... presto moriremo” continua.
Allargo gli occhi allibita. Sento puzza di alcool. Ha bevuto.
“Sei ubriaco amico. Mettiti giù e dormi” gli intima Mark spingendolo al suo posto.
“Certo l'ultima dormita della mia vita” risponde lui con la voce impastata e strascicata dall'alcool che deve avere in corpo. Ma ubbidisce.
Mark si sistema di nuovo vicino a me. “E' ubriaco” spiega come se questo giustificasse quello che ha detto.
“Ha parlato di morire” dico spaventata.
Lui scuote la testa. “Stai tranquilla. Gli ubriachi dicono sempre cose insensate”.
Lo so. E gli sorrido. Sono tanti giorni che non ero più riuscita a sorridere.
E la mia vita in questo momento mi sembra meravigliosa.

giovedì 30 maggio 2013

Capitolo 10

Misteri

Saimon


La bimba seduta su di me è simpatica ma devo alzarmi, devo andare in bagno.
Vedo il ragazzo di fronte sorridere probabilmente pensa che me la stia facendo sotto, ma si sbaglia devo andare a succhiare un po' di veleno personale.
La bottiglia di grappa nel mio borsello pesa, ma è un conforto saperla vicino.
Non posso bere nello scompartimento. Non voglio scandalizzare le due coppie e non voglio fare venire tentazioni al ragazzino.
La cosa migliore è andare in bagno. Qui oltre a svuotare la vescica posso attaccarmi alla mia amica.
Mi manca ed è normale sono un alcolizzato. In valigia ho portato la scorta così sono sicuro.
Arrivo davanti al gabinetto.
Per fortuna è vuoto.
Entro e mi appoggio alla parete.
Accidenti quanto sbatte il treno.
Apro la zip dei pantaloni e mi libero di quel peso.
Poi apro la bottiglia e tiro un gran sorso “Ahh che piacere!” mi dico felice.
Mi sento meglio.
Mi appoggio alla porta per aprirla ma sento una voce cristallina parlare.
Un qualcosa mi blocca.
Forse è solo curiosità.
Aguzzo i sensi e ascolto quella voce angelica.
Capisco che sta parlando al cellulare, qualche parola mi sfugge per colpa del treno ma rimango lì inebetito
“Ciao ... Siamo sul … Se non ci sono problemi … prendiamo il volo e dom...  per mezz...   siamo là. Si... avvisa... sono venticinque... bottino. Si anche...  quattro. No nessuno... capito.”
Saluta e mette giù.
Non esco, non so perchè ma qualcosa mi preoccupa.
Non sembra la conferma delle prenotazioni, sembra come se debba recapitare dei pacchi. “Bottino” “venticinque” “ quattro” a cosa si riferisce???
Quella donna bellissima è inquietante o forse sono io...forse ho bevuto troppo.
Aspetto comunque di sentire che si allontani e poi esco ancora preoccupato e torno nello scompartimento.
Non è cambiato proprio nulla a parte il ragazzo in piedi nel corridoio.
Gli passo vicino e mi blocco.
Puzza di fumo, e non di una normale sigaretta.
E' un po' troppo giovane per fumare certe cose penso, vorrei fargli la predica ma poi lo vedo arricciare il naso.
Anch'io probabilmente puzzo di grappa.
Mi fermo davanti a lui e ci guardiamo.
Uno sguardo lungo e d'intesa.
Nessuno dei due aprirà bocca... nessuno dei due tradirà l'altro...   Almeno per ora.

***
Scendiamo dal treno, saliamo sul pulmann che ci aspetta. L'accompagnatrice ci guarda e ci conta nuovamente per essere sicura che ci siamo tutti. Vedo una smorfia sul bel viso, poi un sorriso si allarga sul bel volto pallido truccato ad arte. Il viaggio sarà breve ci dice con la sua voce melodiosa e cristallina.
Il tempo passa veloce. Ed eccoci arrivati. Dobbiamo scendere. Recuperiamo le valigie e con un sorriso noto il signore solitario aiutare la bella vedova. Lei arrossisce è imbarazzata ma sono sicuro che le piacciano tutte quelle attenzioni.
Scendiamo incolonnati.
Sembriamo mucche che vanno al macello.
Ho per mano la bimba. Quando sono rientrato mi ha fatto festa ed è salita nuovamente sulle mie ginocchia.
Il ragazzo misterioso mi è vicino anche lui tiene la bimba per mano. I miei occhi si posano sulle loro mani e un sorriso si apre sul mio viso. Lui vede e imbarazzato la molla.
“Perchè mi hai lasciato la mano?” chiede quel piccolo angelo.
“Sono sudato” si scusa lui nervoso.
“Fa niente” risponde la piccola stringendogliela di nuovo forte.
Scuoto la testa divertito mentre vedo un sorriso spuntare sul volto del ragazzo.
Ecco l'aereo.
Finalmente.!!
E' sera e non vedo l'ora di sedermi in un posto comodo e schiacciare un pisolino.
Chissà cosa ci daranno per cena??
Salgo e mi siedo. Sono posti da due. Il ragazzo misterioso si siede a fianco a me sulle sue ginocchia la piccola.
Davanti si sistemano i due sposini innamorati mentre dietro ovviamente il signore e la signora che si mangiano con gli occhi ma che non hanno ancora avuto il coraggio di sfiorarsi.
Partiamo finalmente lasciamo l'America...   vedremo presto i cieli dell'Italia.

martedì 28 maggio 2013

Capitolo 9

Compagni di viaggio


Danny


Non riesco a capacitarmi di quello che sta succedendo.
Ho rubato i soldi a quella bella signora che altri non è che la nostra accompagnatrice.
Quando l'ho vista alla stazione ho pensato che fosse giunto il mio momento, ho pensato che avrebbe gridato e mi avrebbe fatto arrestare.
E invece nulla. Mi ha guardato con quegli occhi strani quasi magnetici e mi ha sorriso.
Forse non mi ha riconosciuto.
Certo mi sono cambiato, vestito, pulito. Sembro un altro.....ma lei mi ha visto in faccia.
Mi domando come sia possibile.
Mi sento a disagio.
Ho mentito dicendo di avere diciannove anni e adesso ho paura che mi scoprano.
Quando siamo saliti sul treno mi sono messo in un vagone con due coppie, speravo che si facessero i fatti loro e mi è andata bene. Ma il signore che si è seduto di fronte a me, mi preoccupa.
I suoi occhi sono strani, sembra una persona per bene, colta, simpatica ma ha un qualcosa di sfuggente. Forse anche lui ha un segreto da custodire.
E adesso ci manca la bambina.
E' bellissima. Il suo faccino angelico scioglierebbe qualsiasi ghiacciolo. Pensavo andasse in braccio alla signora vicino a me, e invece si è seduta sul tipo strano.
E' di fronte a me, mi osserva attenta.
Sono a disagio.
Vorrei passare inosservato ma lei mi fissa e mi chiede se ho un gatto.
Un sorriso spunta mio malgrado sulle labbra. No ho tre sorelle le rispondo e sento una fitta al cuore.
Sono tutte e tre più piccole di me, e lei mi ricorda Josi. E' magra uguale anche se probabilmente il motivo è diverso.
E' vestita bene, appartiene a una famiglia ricca. Josi invece è magra perchè non c'è cibo abbastanza in casa. Ma i soldi che gli ho lasciato basteranno per diverso tempo.
Chiudo gli occhi e penso alla mia famiglia e quando li riapro è sempre lì che mi fissa.
Forse ha capito che non sono tanto più grande di lei, forse non sono riuscito a mentirle come ho fatto con gli altri.
Le sorrido.
All'improvviso vedo il signore che l'ha in braccio agitarsi.
“Scusate ma devo andare in bagno. Qualcuno può prendere la bimba?” chiede.
Lo guardo, sembra abbia fretta.
Un sorriso si apre sul mio viso. Incontinente, penso sogghignando.
La vicina a me non aspetta altro e gentile fa segno alla piccola di sedersi sulle sue gambe.
“Vieni cara. Vuoi che ti racconti una favola?” le chiede gentile.
La bimba sorride “Grazie. Si.” le risponde quasi urlando.
Il tizio seduto vicino sorride alla bambina, ma sembra infastidito.
Scuoto la testa. Hai perso un occasione, amico.
La signora inizia a raccontare la favola di Biancaneve... oh cielo ma qualcosa di più recente non la conosce??
Intanto lo strano è uscito ed io mi allungo le gambe.
“Ehi ragazzino... siediti bene” mi rimprovera il colombo innamorato.
“Scusi” boffonchio e mi alzo.
Vado in corridoio e mi accendo una sigaretta. Ma cosa ci faccio io qui? Mi chiedo.
E intanto vedo la campagna scorrere veloce fuori dai finestrini.
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mercoledì 22 maggio 2013

Capitolo 8

In viaggio


Mark


Sono seduto sul treno e affianco a me c'è un angelo.
La guardo di sottecchi lei fa finta di leggere una rivista ma mi accorgo che mi sta fissando.
E' tanto tempo che non guardo una donna, ma lei ha qualcosa di particolare.
Ho notato che molti fissano la nostra accompagnatrice con la bocca aperta sembrano tanti pesci lessi, ma a me non piace quel genere di donna.
Mi piacciono quelle timide poco appariscenti, come la mia vicina.
Che pensieri stupidi. Sono anni che non esco con nessuna rinchiuso nel mio bozzolo.
Sarebbe assurdo intraprendere una relazione proprio adesso.
Ma è simpatica e la sua risata è contagiosa.
Faccio finta di niente e inizio a parlarle commentando la notizia sulla copertina della rivista.
“Sono proprio una bella coppia Robert Pattinson e Kristian Stuart” dico senza sapere nemmeno chi sono.
Lei annuisce e le vedo brillare gli occhi.
“Si, sono veramente belli tutti e due e pare che stiano insieme sul serio e non solo per recitare” commenta convinta.
Non ho la pallida idea a cosa si riferisca, ma l'importante è rompere il ghiaccio. Annuisco e taccio.
Non voglio rischiare di offenderla o dire qualcosa che la possa innervosire. E così bella quando sorride. Per fortuna mi viene incontro la signora seduta di fronte a noi ,Carol se non ricordo male “Secondo me sono tutti pettegolezzi messi in giro ad arte. Ho letto che devono fare ancora tre film insieme e così attirano maggiori incassi” dice sicura di se stessa.
Vedo una smorfia di disapprovazione sul viso del mio angelo seduto vicino, lei non è convinta. “Può darsi, ma sembra che si siano baciati sul serio e che si scambino i vestiti. E' così romantico se fosse vero” sospira.
Carol la guarda con occhi sognanti “Si, in effetti, sarebbe una cosa dolcissima, e sono così giovani e teneri. Ed è così bello essere innamorati” dice e si volta verso il suo compagno baciandolo sulle labbra velocemente.
Guardo il mio angelo e lo vedo intristirsi. Mi domando come mai, poi noto un segno sul suo anulare sinistro. Sembra come se un anello sia stato levato da poco.
“Lei è sposata?” le chiedo incuriosito da quel segno bianco così evidente.
S'irrigidisce. Sono uno stupido insensibile.
Mi affretto a scusarmi “Non volevo... mi spiace” mormoro affranto. Non voglio che il sorriso sparisca del tutto dalle sue labbra.
“Non fa nulla. E' che sono rimasta vedova da poco e... sono cose che succedono” mi dice stringendosi nelle spalle per sminuire il dolore profondo che intuisco. Annuisco l'ho ferita sono proprio uno sciocco.
“Mi spiace” mormoro di nuovo a disagio.
“Meglio così che essere abbandonati” se ne esce il tipo da solo seduto di fronte a noi. Se non ricordo male si chiama Saimon , ma è una persona strana, sembra sfuggente, e poi che uscita del cavolo penso irritato.
“Ha pienamente ragione. Noi ci amavamo proprio come voi” sorride nuovamente il mio angelo guardando la coppietta che si sta baciando teneramente.
“Mi scusi signora. Non volevamo dare fastidio” si affretta lui staccandosi dalla bocca della compagna e sedendosi dritto.
Mi viene da sorridere. Sembrano due ragazzini. Le loro mani però sono ancora intrecciate e lui sta giocando con le dita su quelle di lei.
Gli sorrido e guardo di nuovo Liza.
E' tornato di nuovo il sorriso sul suo viso angelico mentre continua a leggere. Mi perdo nei sui occhi bassi, nelle sua labbra morbide e mi domando se riuscirò a farci almeno amicizia. Lei alza gli occhi su di me e mi sorride arrossendo, poi abbassa gli occhi ma vedo che non mi perde di vista.
Voglio attaccare bottone ma lo scompartimento si apre di nuovo.
L'accompagnatrice mette dentro la testa sorridente come sempre nel suo vestito blu da urlo.
La guardo incuriosito e noto che il ragazzo seduto vicino al mio angelo volta la testa come per evitare il suo sguardo. Anche il signore di fronte a lui sembra a disagio. Mi domando il perchè.
“Fra venti minuti siamo arrivati. Spero che siate stati comodi” ci dice tutta cordiale.
Poi sorridendo ci rivolge una domanda strana “Ho qui una bimba che viaggia da sola per raggiungere la famiglia... posso lasciarla con voi un attimo?”
Non capisco... ma tutti facciamo segno di si con la testa.
Una bimba carinissima che avrà circa sei anni entra e ci guarda intimidita.
Le sorridiamo tutti. Penso che il mio angelo la prenderà in braccio ma il signore da solo è più veloce.
“Vieni piccina siediti qui. Non aver paura il mio nome è Saimon e vedrai che ci troveremo bene assieme” le dice. E nella sua voce c'è una dolcezza che non mi aspettavo, lei si siede sulle sue ginocchia e ci sorride.
“Il mio nome è Kate ” poi guarda il ragazzo da solo, quello silenzioso e imbronciato.
“Ciao questa è Dolly la mia amica e a casa ho Lillo il mio gatto che mi aspetta. Anche tu hai un gatto?” gli chiede.
Lui impallidisce, sembra imbarazzato poi a mezza voce sibila “No, ma ho tre sorelle”.